Santa Lucia, dispensatrice della luce, si festeggia il 13 dicembre e durante questa notte magica, la leggenda vuole che la Santa in sella al suo asinello passi per le case, per portare doni e dolcetti ai bambini.
Santa Lucia, infatti, al pari di San Nicola, Babbo Natale e Befana porta i regali ai più piccoli, che le scrivono una letterina, chiedendole i regali che vorrebbero ricevere, perché sono stati bravi e obbedienti durante l’anno.
Il cibo per “ringraziare” Santa Lucia
Per accrescere l’attesa dei bimbi, è tradizione che i ragazzi più grandi, nelle sere precedenti, percorrano le strade suonando un campanello da messa e richiamando i piccoli al loro dovere di andare subito a letto, ad evitare che la santa li veda. Per ringraziare Santa Lucia si lascia del cibo; solitamente delle arance, dei biscotti, caffè, mezzo bicchiere di vino rosso e del fieno, oppure farina gialla e sale o fieno, per l’asino che trasporta i doni. Il mattino del 13 dicembre, al loro risveglio, i bimbi trovano un piatto con le arance e i biscotti consumati, arricchito di caramelle e monete di cioccolato. Inoltre, a volte nascosti nella casa, i doni che avevano richiesti e che sono dispensati totalmente o parzialmente, secondo il comportamento tenuto.
Le origini della celebrazione di Santa Lucia, tuttavia, come per altri riti natalizi, vanno ricercate nei culti pagani; infatti già nel I secolo i Longobardi, nella lunga notte del solstizio d’inverno, veneravano Lussi, madre e regina degli spiriti dell’aldilà, poi, con l’avvento del Cristianesimo, il 13 dicembre è stato scelto, per celebrare il martirio della giovane Lucia di Siracusa.
La vera storia di Santa Lucia
Da antiche fonti si è appreso che Santa Lucia, nata nel 283 d.c. a Siracusa, fosse una giovane di origini nobili, promessa sposa ad un ricco pagano da sua madre Eutychia, vedova e gravemente malata.
Si narra che, dopo essersi recata in pellegrinaggio sulla tomba di Sant’Agata, per invocarne la guarigione, le sia poi apparsa in sogno la Santa, chiedendole di convertirsi al cristianesimo e di donare tutti i suoi averi ai poveri, perché con la fede avrebbe salvato sua madre.
In segno di devozione Santa Lucia abbracciò la religione cristiana e fu perseguitata da Diocleziano e costretta, a nascondersi insieme agli altri cristiani, ai quali portava da mangiare di nascosto con il capo cinto da una corona su cui erano poste delle candele, per tenere le mani libere e rischiararsi dal buio delle catacombe.
Dopo la denuncia da parte del pagano che aveva rifiutato di sposare, il governatore Paschasius ordinò che fosse condotta in un postribolo, tuttavia come per miracolo il suo corpo divenne immobile come una colonna e fu impossibile spostarlo.
Condannata all’aspro tormento del rogo, che nemmeno la uccise, Santa Lucia morì decapitata il 13 dicembre 304 anche se dagli Atti latini pare che sia stata uccisa per jugulatio ed è questo il motivo, per cui nelle iconografie viene mostrata con un pugnale conficcato in gola.
Le immagini che la ritraggono con gli occhi sulla coppa o sul piatto, invece, sono legate solo alla devozione popolare che la invoca come protettrice della vista.
Simbolo dell’innocenza difesa fino al martirio e proclamata la Santa della luce e delle messi, degli occhi e della carità, durante il calendario introdotto da Giulio Cesare, Santa Lucia si festeggiava nel giorno più corto dell’anno, che allora coincideva con il solstizio d’inverno.
Santa Lucia da Siracusa alla Svezia
A partire dal settecento la giovane Santa Lucia, portatrice di luce, ha iniziato ad essere venerata in Svezia e nei freddi paesi del Nord dai cattolici e dai protestanti: per onorare la sua memoria le giovani ragazze nella notte di Lussinatta sfilano in processione per le strade con le candele accese sul capo, cantando la famosa canzone napoletana a lei dedicata e distribuendo Lussekatter, i caratteristici dolci svedesi.
La festa di Santa Lucia è stata, infatti, introdotta in Svezia da alcune famiglie aristocratiche e, come da tradizione, la mattina del 13 dicembre, giorno che coincide con l’inizio del Natale, la figlia maggiore deve portare la colazione a letto ai propri genitori, vestita come la martire cristiana.
Mentre dal 1927 un quotidiano di Stoccolma ha lanciato anche il concorso per far votare ed eleggere dai lettori, tra le giovani ragazze partecipanti, la più bella Lucia dell’anno: l’unico requisito richiesto alle candidate è quello di saper cantare, perché, per essere votate, dovranno esibirsi nelle piazze delle città, negli ospedali e nei luoghi pubblici.
Insomma la venerazione cattolica di Santa Lucia si è diffusa ovunque nei paesi del Nord, sopravvivendo anche alla riforma protestante.
13 dicembre: il giorno della cuccia e delle arancine
Il giorno in cui si festeggia Santa Lucia sono chiusi tutti i panifici in ricordo delle carestie che colpirono le città di Siracusa e di Palermo rispettivamente nel 1763 e nel 1646.
Secondo la leggenda, infatti, proprio il 13 dicembre 1646 la Santa accolse le preghiere dei palermitani, da tempo affamati e fece arrivare nel porto una nave carica di grano, annunciata dal volo di una colomba bianca nella Cattedrale durante la Messa.
Tutti gridarono al miracolo e per i morsi della fame, dopo il lungo periodo di digiuno, mangiarono il grano, senza macinarlo, condito soltanto con l’olio.
Da allora ogni anno in Sicilia, per rispettare la tradizione di non mangiare i prodotti a base di grano lavorato, si preparano cuccie con sale, ceci, olio e ricotta salata o, nella versione dolce, con mosto, vino cotto, cioccolato crema di ricotta e scaglie di cioccolata, arancine, panelle e gateau o crocchè di patate.
Simonetta Savino – La Cuoca Galante Food blogger
Photo credits: Web
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