In ogni casa siciliana nella notte tra il primo e il 2 novembre arriva la frutta martorana o anche detta Pasta reale … “proprio là dove c’era un picciliddro e ogni casa si popolava di morti a lui familiari. Non fantasmi col linzòlo bianco e con lo scrùscio di catene, si badi bene, non quelli che fanno spavento, ma tali e quali si vedevano nelle fotografie esposte in salotto … Noi nicareddri, prima di andarci a coricare, mettevamo sotto il letto un cesto di vimini, che nottetempo i cari morti avrebbero riempito di dolci e di regali che avremmo trovato il 2 mattina, al risveglio”.
Così Andrea Camilleri racconta tutta l’antica emozione nell’attesa del 2 novembre, la giornata dedicata ai defunti e caratterizzata, un po’ ovunque e, in particolare, in Sicilia, da riti e da credenze, fondate sulla convinzione che, nella notte tra il primo e il due novembre, i morti abbandonassero la propria dimora, per tornare dai vivi, portando loro doni e dolci, con i quali ricambiare la devozione delle loro preghiere.
E se l’origine del nome della frutta martorana è legata all’omonimo convento di Palermo, attiguo alla Chiesa di Santa Maria dell’Ammiraglio, fondato nel 1194 dalla nobile Aloisa Martorana, l’autentica ricetta di questi prelibati dolcetti preparati con farina di mandorle e zucchero è nata invece dall’ingegno delle monache benedettine.
Si narra, infatti, che mentre erano in attesa dell’arrivo di papa Clemente V in visita allo straordinario giardino annesso alla chiesa, pensarono di decorare gli alberi del giardino, ormai spogli dopo la raccolta estiva con frutti realizzati con pasta di mandorle, ma talmente belli da sembrare veri.
Quando nel 1866, dopo la soppressione delle corporazioni religiose, le attività e la produzione dei dolci cessarono quasi del tutto le specialità delle monache di Santa Maria dell’Ammiraglio finirono per diventare patrimonio dei tanti pasticceri della città.
La frutta martorana detta anche pasta reale o pasta di madorla, perché data in dono anche a Ferdinando, Re delle Due Sicilie e ai dei nobili e delle corti, ha finito poi col tempo ad essere legata alla commemorazione dei defunti, mentre a Catania si utilizza in onore della patrona per fare le olivette di Santa Agata e, nella versione al pistacchio, è utilizzata ovunque come involucro della cassata.
A differenza della Sicilia la frutta Martorana o Pasta reale durante il periodo natalizio viene preparata anche a Napoli.
Si racconta che, quando Ferdinando IV di Borbone, detto il Re Nasone, giunse in visita al convento di San Gregorio Armeno, abbia trovato ad attenderlo ogni sorta di prelibatezze preparate per lui dalle suore, ma che sia rifiutato di mangiare, perchè aveva appena pranzato e che, su insistenza delle suore, abbia accettato, di assaggiare solo un pò di frutta, per scoprire così, con grande meraviglia, che si trattava di pasta reale, scolpita e dipinta a mano così bene, da sembrare vera.
Tuttavia la pasta reale o pasta di mandorla, oggi riconosciuta come PAT ossia prodotto agroalimentare tradizionale siciliano e italiano, non va confusa con le paste di mandorla, deliziosi dolcetti morbidi, ricoperti di zucchero a velo, tondi o a forma di esse con una ciliegina candita al centro o ricoperti di pinoli, fatti con fatti con mandorle, albumi e zucchero.
Allora che ne dite, di provare a fare in casa questi deliziosi dolci a base di mandorle seguendo la mia ricetta ?
NOTA: Questo articolo è stato pubblicato sul numero di novembre 2020 della rivista enogastronomica Qbquantobasta.
La Cuoca Galante – Food blogger Napoli
Bibliografia:
Racconti quotidiani – Andrea Camilleri
Storie sensuose dei dolci siciliani – Loredana Elmo
Credits foto: Web
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